Nuovo Giornale Nazionale - URSULA, L’ARMA LED-TALE CONTRO PUTIN E IL DISASTRO EUROPEO

2023-03-16 17:34:37 By : Ms. Happy Cheng

Mentre in Germania danno la caccia al lupo, non uno qualsiasi, ma quello che ha sbranato il pony della baronessa, perché lei proprio quella tragedia non la può perdonare, la signora è andata a Kiev per annunciare che porta la luce in Ucraina.

Uno penserebbe che l’Unione Europea fornisca generatori o si impegni a collegare centrali.

Udite, udite: "Insieme portiamo la luce in Ucraina. Gli ucraini possono sostituire le loro vecchie con lampadine a led ad alta efficienza energetica. L'Ue ne fornisce volentieri 35 milioni. Ogni kw di energia risparmiato è prezioso per contrastare la guerra energetica della Russia", ha detto la presidente della Commissione europea durante la conferenza stampa a Kiev insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

Se fossi un ucraino prenderei la esternazioni della signora Urusla come una presa per i fondelli.

L’Ucraina è un Paese in guerra, ha perso sul terreno la “meglio gioventù” (si valutano oltre 100 mila morti sul campo), sta chiamando al combattimento altre 30 mila persone, chiede armamenti sofisticati (che non si sa come e quando arriveranno), ha un apparato industriale compromesso se non distrutto, non sa come uscire dal conflitto, visto che i maggiori analisti cominciano a dire che la riconquista della Crimea e del Donbass è impresa impossibile, è alle prese con fenomeni di corruzione che demotivano i cittadini e la baronessa ex commoner porta la luce green, perché la sua preoccupazione fondamentale è che prosegua la follia finanziaria green, per la quale fa propaganda in ogni occasione buona.

Altro che san Remo, qui siamo sul teatro dell’assurdo.

La signora Ursula è andata da Bill Gates ad assicurarlo che la carne sintetica e la farina di grilli, con vari insetti e larve, sarà il nostro pane quotidiano. Sta dicendo che l’Ucraina entrerà nell’Unione Europea, senza dire che l’ingresso di un Paese in guerra potrebbe avere pesanti ripercussioni sull’insieme dei Paesi membri e senza spiegare che potrebbe anche, a guerra finita (si spera presto), portarsi a casa il 40 per cento delle risorse della Pac.

Ieri, sul Nuovo Giornale nazionale, Piero Imberti, ha ricordato come l’Ispi, centro studi del ministero degli Esteri italiano abbia scritto: “Un settore che si prospetta di non semplice integrazione è quello agricolo, considerata la forte vocazione dell’Ucraina, il cui export di grano – ad esempio – rappresenta un decimo del totale mondiale. Sulla scia dell'invasione della Russia, Bruxelles ha sospeso tutti i dazi sulle importazioni di merci ucraine, compresi i prodotti agricoli. I cosiddetti ‘corridoi di solidarietà’ hanno fornito a Kiev un’ancora di salvezza economica, ma hanno colpito duramente l'economia rurale di alcuni stati europei. Gli agricoltori polacchi, in particolare, si sono lamentati del fatto che l’assenza di dazi abbia attirato volumi senza precedenti di grano ucraino, in diretta competizione con la produzione interna. A dimostrazione del fatto che, se non fosse calibrato attentamente, l’eccesso di offerta potrebbe rivelarsi devastante per le economie di altri paesi membri”.

“A questo si aggiunge che se Kiev dovesse entrare nell’Unione domani – ha ricordato Imberti citando Politico - otterrebbe di gran lunga la fetta più grande della Politica agricola comune (PAC) di 386 miliardi di euro, che premia i Paesi in base alla loro superficie agricola. I suoi terreni agricoli, infatti, coprono da soli una superficie superiore all’intero territorio italiano. E l’estensione dell’azienda agricola media in Ucraina si aggira sui mille ettari, a fronte dei 16 della media Ue. Anche per questo, alti funzionari riferiscono a Bbc che se la futura adesione dell’Ucraina “non è in dubbio” nessuno è disposto a indicare una data. “Lo faremo - osserva un diplomatico - ma non ci sono scorciatoie”.

Cosa sia la Pac lo ricaviamo dal sito ufficiale dell’Unione Europea: “Varata nel 1962, la politica agricola comune (PAC) rappresenta una stretta intesa tra agricoltura e società, tra l'Europa e i suoi agricoltori. Persegue i seguenti obiettivi: sostenere gli agricoltori e migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili; tutelare gli agricoltori dell'Unione europea affinché possano avere un tenore di vita ragionevole; aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle risorse naturali; preservare le zone e i paesaggi rurali in tutta l'UE; mantenere in vita l'economia rurale promuovendo l'occupazione nel settore agricolo, nelle industrie agroalimentari e nei settori associati. La PAC è una politica comune a tutti i paesi dell'Unione europea, gestita e finanziata a livello europeo con risorse del bilancio dell'UE”.

https://www.confagricoltura.org/wp-content/uploads/2022/01/Pac-la-politica-agricola-2023-2027-definitivo.pdf

https://giovanimpresa.coldiretti.it/servizi/strumenti-impresa/pac-le-principali-novit%C3%A0-dal-primo-gennaio-2023/

https://www.europarl.europa.eu/factsheets/it/sheet/106/il-finanziamento-della-pac

Nell’esercizio finanziario 2019 (scheda 3.2.10 dati Parlamento Europeo) si osserva che la Francia è il primo beneficiario della PAC (17,3%), seguita dalla Spagna (12,4%), dalla Germania (11.2%) e dall'Italia (10.4%).

E’ del tutto evidente che un ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea penalizzerebbe pesantemente Francia, Spagna, Germania e Italia, ossia i maggiori produttori di prodotti agricoli di qualità, mettendo una pesante ipoteca sul Pil dell’agroalimentare.

In Ucraina ci sono 40 milioni di ettari “agricoli”, ma in realtà, di questi, quelli veramente coltivabili e produttivi sono circa 31 milioni.

Parliamo di un terzo delle aree coltivabili di tutta l’Europa, dell’8% del PIL ucraino e del 17% dei posti di lavoro.

A luglio 2021 è entrata in vigore una riforma del governo di Zelensky per aprire il mercato, bloccato da una moratoria durata vent’anni. Alla vigilia di quella riforma i terreni in mani private erano 21 milioni, e quelli in mano allo Stato circa 10 milioni di ettari.

L’apertura dei mercati dovuta alla riforma del governo Zelensky ha portato il governo a “festeggiare” la vendita (solo sul mercato interno) di 155.000 ettari (venduti tra privati).

In Walking on the West Side: the World Bank and the IMF in the Ukraine Conflict, un rapporto pubblicato nel luglio 2014, l'Oakland Institute ha esposto come le istituzioni finanziarie internazionali siano intervenute sulla scia dello sconvolgimento politico in Ucraina per deregolamentare e aprire il vasto settore agricolo della nazione alle società straniere.

Questa scheda informativa fornisce dettagli sulle imprese agroalimentari transnazionali che stanno investendo sempre più in Ucraina, tra cui Monsanto, Cargill e DuPont, e su come le multinazionali stiano assumendo il controllo di tutti gli aspetti del sistema agricolo ucraino. Ciò include l'elusione delle moratorie sulla terra, l'investimento in impianti di produzione di sementi e input e l'acquisizione di strutture per la produzione, la lavorazione e il trasporto di materie prime.

https://www.oaklandinstitute.org/corporate-takeover-ukrainian-agriculture

https://www.oaklandinstitute.org/sites/oaklandinstitute.org/files/Brief_CorporateTakeoverofUkraine_0.pdf

https://www.oaklandinstitute.org/driving-dispossession

Cargill ad esempio era già presente da vent’anni nel 2014: ha investito sempre di più in Ucraina su ulteriori sistemi di stoccaggio di semi, una compagnia di mangimi per animali e nell’acquisizione del 5% di UkrLandFarming (un affare da 200 milioni di dollari). Investimenti simili, però, li possiamo trovare in molte altre aree, compresi 1,1 miliardi di dollari investiti in Russia. 

Monsanto, che dal 2018 è stata acquisita da Bayer, era presente dal 1992. Già poco prima di Maidan, nel 2013, aveva appena investito 140 milioni per impianti di semi.

La DuPont arriva per ultima e nel 2013 comincia a investire duro per la produzione di semi che siano resistenti alle siccità, per andare incontro alle crescenti richieste di mercato.

La Cina è a sua volta interessatissima a questo mercato. Nel 2011 la Export-Import Bank of China si diceva pronta a investire 10 miliardi di dollari nel settore agricolo ucraino, chiedendo in cambio di adempiere agli obblighi di esportazione nei suoi confronti.

A novembre 2013, la UkrLandFarming ha dichiarato la speranza di arrivare a vendere più di 700,000 tonnellate di mais alla Cina per quell’anno e di raggiungere i due milioni di tonnellate di esportazioni verso la Cina entro il 2018.

Va inoltre considerato che nel 2013 la Cina ha firmato un accordo, della durata di circa mezzo secolo, per la coltivazione di tre milioni di ettari di terreni ucraini: si tratta del 5 per cento della superficie terriera totale, il 9 se si considerano i terreni agricoli. L'operazione è stata condotta dalla Xinjiang Productions and Construction Corps (XPCC) – conosciuta anche come Bingtuan, organizzazione economica e semi-militare governativa della provincia autonoma dello Xinjiang Uyghur. Il lancio del progetto, prevede l'utilizzo iniziale di cento mila ettari, per poi ampliarsi fino a tre milioni nel corso del tempo. Xpcc con un comunicato stampa, ha diffuso la notizia nei giorni scorsi, anche se l'accordo risalirebbe a giugno: il partner locale sarebbe la KSG Agro, la principale azienda azienda agricola dell'Ucraina. La notizia è stata ripresa da diversi media, partendo dal quotidiano di Honk Kong "South China Morning Post", per poi arrivare sulle pagine di Reuters e di "Quartz". 

Il 30 giugno 2020 viene pubblicato il report: Guidare l'espropriazione: la spinta globale per "sbloccare il potenziale economico della terra"che lancia l'allarme sull'ondata senza precedenti di privatizzazione delle risorse naturali che è in corso in tutto il mondo. Attraverso sei studi di casi - Ucraina, Zambia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Sri Lanka e Brasile - il rapporto descrive in dettaglio la miriade di modi in cui i governi - volontariamente o sotto la pressione delle istituzioni finanziarie e delle agenzie di donatori occidentali - stanno mettendo più terra in così -chiamato “uso produttivo” in nome dello sviluppo.

https://www.oaklandinstitute.org/sites/oaklandinstitute.org/files/driving-dispossession.pdf

A caccia di terreni ci sono anche i miliardari come Bill Gates.

Bill Gates, infatti, è uno dei più grandi possidenti terrieri degli Stati Uniti: a dirlo, come riportato da vari media, è l’edizione 2022 del Land Report, un'indagine annuale sui maggiori proprietari terrieri del Paese. 

https://editions.mydigitalpublication.com/publication/?m=61105&i=778214&p=138&ver=html5

In questa particolare classifica il fondatore di Microsoft appare alla posizione numero 41, grazie al possesso di 275mila acri di terreno (in aumento di oltre 6mila acri nell’ultimo anno). Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, le acquisizioni che hanno portato il miliardario statunitense in classifica sarebbero avvenute attraverso operazioni della sua finanziaria Cascade.

Il valore dei terreni di proprietà del fondatore di Microsoft, riporta ancora il quotidiano economico, si aggirerebbe intorno ai 700 milioni di dollari. Eric O’Keefe, il direttore di Land Report, ha detto che “la holding, con controllate quali Red River Trust e Cottonwood Ag Management, rileva per conto di Gates terreni agricoli di alta qualità, investment-grade”, cioè che “generano liquidità e le proprietà aumentano di valore”. Lo stesso Bill Gates, su Reddit, ha detto: “Possiedo meno di un quattromillesimo della farmland negli Stati Uniti. Ho investito in queste fattorie e aziende agricole affinché diventino più produttive e creino lavoro, senza grandi disegni”.

Dietro ai vasti possedimenti di terreni di Bill Gates, insomma, ci sarebbe la volontà di produrre maggiori derrate alimentari e maggiore occupazione. Ma non solo: secondo voci citate dal Sole24Ore ci potrebbe essere la volontà di aprire una nuova stagione di intrecci tra investimenti finanziari e frontiere dell’innovazione, da produzione agricola e sostenibilità ambientale e pianificazione di città del domani. Tra gli obiettivi ci sarebbe dunque quello di mettere “in sicurezza” il portafoglio con investimenti considerati sicuri, ma anche la possibilità di scommettere sull’agri-tech, biofuel e perfino metropoli del futuro.

Volendo scavare si può ricavare una mappa dinamica degli investimenti in terreni agricoli in Ucraina e non solo. Investimenti che mettono nelle mani del mondo finanziario il destino agricolo del mondo e conseguentemente dell’umanità.

Ursula Von Der Leyen, al netto dell’armaled-tale di 35 milioni di lampadine led per portare la luce in Ucraina, con l’accelerazione, giocata sul terreno emotivo, dell’ingresso di Kiev tra i membri dell’Unione Europea, sta giocando una partita complessa, dietro la quale ci sono i soliti interessi privati e geopolitici (mantenimento di un rapporto con la Cina).

Veniamo alla questione del led.

Le luci led cono composte dal LED che è il componente elettronico che emette la luce. Quando il semiconduttore all'interno del led è attraversato dalla corrente a tensione continua, verrà emessa la luce, in gergo tecnico si dice che si produrrà l'elettroluminescenza.

In buona sostanza torniamo nel campo dei semiconduttori.

Da dove arriveranno i 35 milioni di led per dare luce all’Ucraina?

Secondo Suntech, il mercato globale dei chip LED è diviso in tre campi: il primo campo rappresentato da produttori giapponesi, europei e americani; il secondo campo rappresentato da produttori coreani e taiwanesi; e il terzo campo rappresentato dai produttori della Cina continentale.

Attualmente, questa situazione sta cambiando. Il terzo campo rappresentato dai produttori della Cina continentale sta erodendo costantemente il mercato del secondo campo.

Nei prossimi due anni, il modello del campo subirà cambiamenti significativi. Il terzo campo si assimilerà al secondo campo ed eroderà congiuntamente il primo mercato del campo.

Un noto produttore di chip LED, American CREE Company, i cui prodotti sono a base di carburo di silicio (SiC), nitruro di gallio (GaN), silicio (Si) e composti correlati, inclusi diodi a emissione di luce ultravioletta (LED) blu, verdi e vicino ai raggi ultravioletti Dispositivi laser, a radiofrequenza (RF) e a microonde, dispositivi di commutazione di potenza e wafer epitassiali in carburo di silicio (SiC) adatti alla produzione e alla ricerca scientifica.

È il secondo produttore mondiale di semiconduttori optoelettronici e i suoi prodotti includono illuminazione, sensori e processori di immagini. La società ha sede in Germania, R&D e basi produttive in Malesia, con circa 3.400 dipendenti e un fatturato 2004 di 4,59 miliardi di euro. Il prodotto OSRAM'più famoso è il LED, che è lungo solo pochi millimetri, ha una varietà di colori, un basso consumo energetico e una lunga durata.

Nichia Chemical, un noto produttore di chip LED, un'azienda giapponese, è stata fondata nel 1956 e ha sviluppato il primo LED blu al mondo (1993), il primo LED verde puro al mondo (1995) e ha stabilito filiali in tutto il mondo l'azienda.

Toyoda Gosei, con sede ad Aichi, in Giappone, produce componenti automobilistici e LED. I LED rappresentano circa il 10% delle entrate. Il LED bianco sviluppato congiuntamente da Toyoda Gosei e Toshiba utilizza una combinazione di LED ultravioletti e fosfori ed è combinato con LED blu generici. Il metodo di combinazione con il fosforo è diverso.

In qualità di'principale fornitore di LED al mondo, i suoi prodotti forniscono sorgenti luminose efficienti e affidabili per numerosi prodotti come automobili, pannelli informativi elettronici e semafori, apparecchiature industriali, telefoni cellulari e prodotti di consumo. L'elevata affidabilità di questi componenti garantisce solitamente che la sorgente luminosa non debba essere sostituita durante la vita del dispositivo. I display LED a matrice di punti a basso costo di Agilent, un'ampia varietà di display a sette segmenti e i prodotti della serie di barre luminose a LED di Agilent hanno una varietà di confezioni e colori tra cui scegliere.

Toshiba Semiconductor è un importante fornitore di LED per autoveicoli, in particolare retroilluminazione per cruscotti, autoradio, sistemi di navigazione, climatizzazione e altre unità. La tecnologia utilizzata è InGaAlP e la lunghezza d'onda varia da 560 nm (verde puro) a 630 nm (rosso). Recentemente, Toshiba ha sviluppato una nuova tecnologia UV+fosforo (ultravioletto+fosforo). I chip LED possono emettere raggi ultravioletti, che possono combinarsi per emettere una varietà di luci, come luce bianca, rosa, ciano, ecc., Dopo aver eccitato il fosforo.

Lumileds Lighting è il'il produttore leader mondiale di LED ad alta potenza e illuminazione a stato solido. I suoi prodotti sono ampiamente utilizzati in illuminazione, televisori, segnali stradali e illuminazione generale. LuxeonPowerLightSources è il suo prodotto brevettato, che unisce le piccole dimensioni e le caratteristiche di lunga durata delle lampade tradizionali e dei LED. Sono forniti anche vari chip LED e pacchetti LED, con LED rossi, verdi, blu, ambra, bianchi e altri. Lumileds ha sede negli Stati Uniti, con stabilimenti nei Paesi Bassi, in Giappone e in Malesia. È stata costituita come joint venture da Agilent e Philips nel 1999. Nel 2005, Philips ha acquisito completamente l'azienda.

Seoul Semiconductor è il più grande produttore coreano di tecnologia di illuminazione LED ecologica e uno degli otto maggiori produttori al mondo (fonte: StrategiesUnlimited - società di ricerche di mercato LED). L'attività principale di Seoul Semiconductor è la produzione di una linea completa di prodotti per moduli LED e moduli personalizzati, inclusi prodotti per sorgenti luminose a semiconduttore a corrente alternata come: Acriche, LED a luce laterale, LED a luce superiore, LED a fette, LED plug-in e piranha (super luminoso) LED Attendere. I prodotti sono stati ampiamente utilizzati in illuminazione generale, illuminazione di display, retroilluminazione di telefoni cellulari, televisori, computer portatili, illuminazione per autoveicoli, articoli per la casa e segnali stradali.

Xuming è il diodo a emissione di luce ad alte prestazioni (HPLED) leader nel mondo', adatto per applicazioni di illuminazione generale. SemiLED' I chip LED sono i più intelligenti ed efficaci oggi sul mercato. Utilizzando substrati in lega di rame, SemiLEDs ha sviluppato con successo e commerciale la tecnologia MvPLED (diodi fotonici verticali a emissione di luce in metallo). Con il substrato metallico e la struttura del dispositivo unica, gli HPLED di SemiLED hanno una migliore conduttività elettrica e termica che porta a una maggiore luminosità, efficienza e un migliore trasferimento di calore. Gli HPLED di SemiLEDs sono adatti per applicazioni di illuminazione, inclusi display, segnaletica, comunicazioni, automotive e illuminazione generale.

Showa Denko è un'azienda chimica generale rappresentativa in Giappone. Sviluppa la cromatografia liquida dagli anni '60 e ha una storia di produzione di oltre 40 anni. Produci GPC, GFC, colonne speciali per l'analisi dello zucchero, colonne per cromatografia a scambio ionico, colonne per cromatografia di affinità, colonne per analisi di acidi organici, colonne per separazione chirale e analisi per cromatografia ionica e altri oltre 800 tipi di colonne speciali. Showa Denko svilupperà LED blu e LED verdi con la stessa efficienza luminosa in futuro, e prevede di puntare al 2010 per aumentare le entrate della sua attività LED da 10 miliardi di yen nel 2007 a 15-20 miliardi di yen.

La signora von del Leyen, piu che un’arma led-tale contro Putin a Kiev è andata ad impostare uno dei tanti business ai quali ormai e votata la Commissione in ambito green e finanziario.

Motivo per il quale è necessario non solo che il Parlamento europeo chieda la massima trasparenza, ma che arrivi a sfiduciare l’attuale Commissione per rimettere l’Unione Europea sul binario dell’interesse degli Stati e dei popoli e non su quello della finanza.

Quotidiano totalmente indipendente, di proprietà dell’associazione Libera Stampa e Libera Comunicazione

Sostienici per dare una libera informazione

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter!

NOTA ESPLICATIVA: le foto presenti su nuovogiornalenazionale.com sono state in larga parte prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla loro pubblicazione, possono segnalarlo alla Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.

Powered by W.S.A.